ma non è assurdo?

ma non è assurdo?

ma non è assurdo?

Un dato che viene poco considerato quando si parla di tutela ambientale è il peso energetico che un prodotto alimentare ha sul nostro ecosistema.
Ci sono ricerche che si occupano della movimentazione dei beni alimentari e studi specifici che analizzano i flussi logistici tra campagna e città.
Lo stile di vita moderno dei paesi cosiddetti sviluppati, rispetto alla storia dei secoli, porta in sè un cambiamento epocale che incide in modo macrospcopico sul nostro ecosistema. Questo cambiamento si può riassumere nel presupposto di come sia comunemente acquisito, senza cioè creare in noi alcuna sorpresa, il fatto che, oggi, un prodotto alimentare possa percorrere anche decine di migliaia di kilometri per giungere da una parte del mondo fino alla nostra tavola. Quasi nessuno si meraviglia di questo, ne gli arreca alcun disturbo o preoccupazione.
Il problema è che, in chiave di consumi energetici e quindi consumo di risorse, tutto ciò si traduce in un dato scientifico incontrovertibile che descrive come solo il 20%  dell’energia necessaria per produrre e commercializzare i prodotti alimentari sia da attribuire al settore agricolo. Mentre, la restante quota dell'80% dei consumi, è attribuibile alle fasi di trasporto, refrigerazione, lavorazione, confezionamento e distribuzione. In altre parole, il "viaggio" di un prodotto per passare da un continente ad un'altro, fino al bancone del nostro supermercato, ha un costo elevatissimo per il pianeta e quindi per noi tutti.
Questi dati, che fanno riflettere, sono evidentemente il risultato globale del nostro stile alimentare, del nostro modo di concepire l'alimentazione. C'è da riflettere. Ti pare?

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